Il caso Roswell - Sito Ufficiale di Ciancio DJ

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L’8 luglio 1947, in un ranch nei pressi di Corona, a 120 chilometri da Roswell (New Mexico), l’esercitò americano trovò un disco volante. Il tenente Walter Haut, addetto stampa della base militare di Roswell, diffuse la notizia più eclatante del secolo; la notizia venne data a mezzogiorno e tutti i giornali diedero enorme rilievo all’accaduto. Il primo lancio della notizia era partito dalla base militare; l’ufficio dello sceriffo e i giornali locali furono sommersi di telefonate, poi improvvisamente l’esercito cambiò versione: non era un UFO ma solo un pallone sonda. I giornali del 10 luglio smontarono così la notizia e dell’episodio nessuno parlò più per i seguenti 30 anni. Molto probabilmente questa storia sarebbe rimasta nel dimenticatoio, se non fosse stato per l’incontro fortuito, avvenuto nel 1978, tra il fisico nucleare Stanton Friedman (studioso di ufologia) e il direttore di una stazione televisiva della Louisiana.
Fu lo stesso direttore a consigliare a Friedman di andare a parlare con un certo Jesse Marcel, un militare che aveva avuto a che fare con questo mistero di Roswell. Il giorno seguente Friedman si mise in contatto con Marcel e venne a sapere che all’epoca dei fatti era ufficiale dei servizi segreti presso la base aerea di Roswell. Marcel disse di aver ricevuto l’ordine di raccogliere i rottami sul luogo dell’incidente, poi avrebbe dovuto mandarli alla base di Wright, in Ohio, dove l’esercito era solito ammassare il materiale bellico preso al nemico. Jesse vide il luogo del crash e i rottami e giurò che quello non era un pallone sonda ma sicuramente un ufo con a bordo 4 presunti alieni; gli fu ordinato di caricare il relitto su un aereo militare B-29 e di accompagnarlo personalmente alla base di Wright Field (oggi Wright-Patterson) in Ohio, facendo scalo a Fort Worth, in Texas, sede del comando dell’ Ottava Squadra dell’Aeronautica. Quando Marcel arrivò a Fort Worth fu convocato da Ramey, che gli ordinò di mantenere il silenzio su tutto. Il meteorologo della base, Irving Newton, procurò i rottami di un pallone-sonda e di un pannello riflettore per radar e Marcel si fece fotografare accanto ai rottami falsi. Alla stampa venne detto che c’era stato un errore, che non si trattava di un UFO. Friedman si rivolse all’ufologo William Moore e insieme iniziarono una grande ricerca sul crash di Roswell e nel 1986 avevano già scovato 92 personaggi testimoni e avevano pubblicato 6 articoli sul caso. Ma non si accontentarono…. e nel 1989, mentre erano a Roswell per alcune riprese fecero un incontro importante: l’impresario di pompe funebri Glenn Davis. Parlò a loro di un’attività piuttosto strana all’interno della base nell’estate del 1947 e l’Esercito gli chiese come andavano trattati dei “piccoli cadaveri”, ma quando poi si recò all’ospedale fu cacciato con la forza.
Raccontò di aver parlato con un’infermiera che aveva visto i cadaveri “particolarmente puzzolenti” sottoposti ad autopsia. I corpi avevano una pelle grigio-brunastra, grandi teste senza capelli con fessure o buchi al posto del naso, bocca e orecchie, quattro esili dita in mani prive di pollice. Poco dopo l’infermiera scomparve…..era deceduta.
ROSWELL FOOTAGE SANTILLI
Il 27 marzo 1995 fu annunciata la sconvolgente notizia sull’esistenza di un film ultra segreto girato circa 50 anni prima da militari americani che mostrava un “extraterrestre” morto. Il film fu girato nel 1947 nel deserto del New Mexico da membri dell’Aeronautica degli Stati Uniti dopo che un disco volante era precipitato a terra. L’ex cameraman militare americano Jack Barnett (nome di copertura), ora di 82 anni, avrebbe fatto una copia del film e l’avrebbe poi consegnata a Ray Santilli, un regista di documentari inglesi. Si trattava di 17 bobine da 3 minuti l’una, girate in 16 mm, in bianco e nero: i filmati detenuti dal documentarista inglese mostrerebbero riprese del disco atterrato, i militari coinvolti nel recupero, il presidente Truman sul posto, i cadaveri degli occupanti umanoidi dell’ ”astronave” e i dettagli della loro autopsia. Va tenuto presente che fra i circa 200 testimoni, diretti o no, coinvolti nel caso, diversi hanno parlato di queste riprese girate sul posto dai militari; il filmato, o più di uno, fu probabilmente davvero realizzato.
Il 5 maggio 1995, due di questi filmati furono proiettati in una sala Londinese sotto gli occhi dei più famosi ufologi della Pianeta. Nelle immagini si vedevano chiaramente le autopsie di due cadaveri alieni intatti all’interno di una sala operatoria sterile e isolata di una base militare USA a Ft. Worth, Dallas, nel Texas. Gli esseri erano umanoidi, ma più bassi di un uomo medio, glabri, calvi, apparentemente privi di ombellico e capezzoli, caratterizzati dall’assenza de genitali esterni, con le pupille coperte da una membrana scura che viene rimossa chirurgicamente. Il naso e le orecchie sono presenti ma senza tratti particolarmente pronunciati, il cranio è di volume maggiore di quello di un uomo medio, ma nel complesso è armonico. La struttura del corpo è proporzionata, non tozza, il rigor mortis presente ed evidente, il ventre in entrambi i casi dilatato da gas della decomposizione.
Gli organi interni non appaiono simili a quelli di un uomo; avrebbe dovuto accompagnarci un patologo, in effetti, perché nel corso dell’autopsia (comprensiva della estrazione dei vari organi interni, dell’addome e della scatola cranica) non si scorge, in apparenza, l’ossatura tipica della gabbia toracica…il che, in un essere umano, è a dir poco insolita. Le bobine del film furono esaminate dalla Kodak che confermò i 50 anni di vita di quel straordinario filmato. Tre mesi dopo, le immagini di queste autopsie fecero il giro di tutto il mondo e furono trasmessi su tutte le principali tv mondiali.
LO SCONVOLGENTE RACCONTO
DELL’OPERATORE JACK BARNETT
<<Mi arruolai nel Marzo 1942 e mi congedai nel 1952. Mio padre era nel cinema e io avevo una buona conoscenza del lavoro con la cinepresa e la fotografia. Dopo il mio arruolamento ed addestramento, fui in grado di far valere la mia esperienza e divenni uno dei pochi cineoperatori specializzati nelle forze armate. Nel 1944 fui assegnato all’Intelligence, agli ordini dell’Assistant Chief of Air Staff (Assistente del Capo dello Stato Maggiore Aeronautica). Ricordo molto chiaramente la telefonata che mi informò di recarmi a White Sands (Roswell). Non ero più tornato a St.Louis, Missouri, dove avevo filmato il nuovo missile radiocomandato Ramjet. McDonald mi chiese di fare rapporto al generale McMullen per un incarico speciale. Mi ordinò di recarmi sul luogo di un incidente, a sud-ovest di Socorro. Era urgente e il mio compito era quello di filmare tutto quello che si poteva, restando nei pressi dei rottami, inoltre avrei avuto libertà di movimento in tutte le aree del luogo.
Pochi minuti dopo gli ordini di McMullen, ricevetti le stesse istruzioni dal generale Carl Spaatz, il quale disse che si trattava di un velivolo spia russo precipitato. Presi un volo dalla base di Andrews con altri 16 ufficiali e personale vario, principalmente medico. Arrivammo a Wright Patterson e raccogliemmo altri uomini ed equipaggiamento. Da lì volammo a Roswell a bordo di un C54. Giunti a Roswell, il nostro trasferimento sul luogo dell’impatto avvenne su strada. Quando arrivammo, il posto era stato completamente perimetrato. Fu immediatamente chiaro che non si trattava di un aereo spia russo. Era un grosso oggetto discoidale, un “disco volante” riverso sul dorso, con il calore che ancora veniva emanato dal terreno circostante. Fu deciso di attendere sinchè il calore non fosse diminuito prima di procedere, per evitare il rischio che potesse prendere fuoco tutto. E quel che era peggio erano le urla dei “Freaks”, le assurde creature mostruose distese accanto al veicolo. Erano “fenomeni” da circo, creature che non c’entravano proprio niente. Ognuna di loro teneva stretta una scatola, accostata al torace. Se ne stavano lì, piangevano e reggevano quelle scatole. Appena la mia tenda fu allestita immediatamente iniziai a filmare, prima il veicolo, poi il luogo e i rottami. Quei “mostri” stavano ancora piangendo e quando vennero approcciati i loro lamenti si fecero più forti. Cercavano di proteggere le loro scatole, ma riuscimmo a prenderne una assestando un secco colpo alla testa di uno dei “Freaks” con il calcio di un fucile. Tre dei “mostri” furono allontanati e legati con corde e nastri. L’altra creatura era già morta.
I rottami furono portati sotto alcune tende, dove furono registrati e quindi caricati sul camion. Dopo tre giorni, arrivò da Washington un team completo e fu presa la decisione di rimuovere lo scafo. Dopo essere restato per tre settimane a Wright Patterson al lavoro sui rottami, mi venne ordinato di andare a Forth Worth per filmare un’autopsia. Normalmente, non avrei avuto problemi con questo tipo di lavoro, ma fu scoperto che i “Freaks” potevano rappresentare una minaccia dal punto di vista medico, pertanto mi fu richiesto di indossare gli stessi indumenti protettivi dei dottori. Furono effettuate le prime 2 autopsie e finite queste riprese, avevo raccolto diverse centinaia di bobine. Separai le bobine che per lo sviluppo necessitavano di maggiore attenzione dalle altre. Il primo quantitativo fu spedito a Washington id io sviluppai il resto alcuni giorni dopo. Una volta sviluppate le rimanenti bobine contattai Washington per organizzare la spedizione del secondo quantitativo. Incredibilmente, non si presentarono mai, né per riprenderle né per occuparsi del loro trasporto. Il materiale filmato è rimasto con me fin da allora>>.
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